L’Italia dei brevetti cresce del 4,9% nel I semestre 2017

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Sempre più tecnologica e innovativa. Si caratterizza così l’Italia che – tra i competitor dell’Eurozona – è il Paese con il tasso di incremento maggiore per quanto riguarda il numero di brevetti. Il Made in Italy continua infatti a concentrarsi su meccanica, logistica-movimentazione e trasporti, affrontando meno la dimensione digitale.

Europa: 2017 positivo per le domande di brevetti. Secondo i dati parziali, relativi al I semestre 2017 (in comparazione con il periodo gennaio-giugno 2016) – riportate da Il Sole 24 Ore (fonte EPO – European Patent Office) – le richieste di deposito pervenute nella prima metà dell’anno a livello globale sono cresciute del 5,2%.

Nel I semestre a guidare la classifica del più alto numero di depositi sono gli Stati Uniti con circa 20mila brevetti. Seguono Germania (12.485 richieste di deposito; + 0.6%), Francia (5.125 richieste di deposito; +2,3%), Svizzera (3.588 richieste di deposito; +5,8%) e Paesi Bassi (3.405 richieste di deposito, +3,5%). A chiudere la classifica il Regno Unito con 2.649 domande depositate (+1,7%) e l’Italia a quota 2.167 (+4,9%).

L’Italia in continua crescita. Nel 2016, complessivamente, l’Italia aveva depositato 4.166 richieste di brevetto (+4,5% rispetto al 2015) e aveva ottenuto la registrazione di 3.207 nuovi brevetti (con un balzo del+29,5% rispetto all’anno precedente).

Anche quest’anno si dovrebbe confermare il trend delle regioni più “innovativa”: in testa la Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. L’anno scorso proprio la Lombardia – che nella classifica delle regioni europee più “produttive” sul fronte brevettuale si piazza decima (in testa Baviera e Ile-de-France) – aveva visto un incremento “record” di domande dell’11 per cento.

Brevetto unitario: ancora incertezze. Oggi esiste già un brevetto europeo. L’azienda manda una domanda sola (in inglese, francese o tedesco) all’EPO e specifica per quali Paesi intende attivare la copertura IP. In caso di contenzioso si fa riferimento ai tribunali nazionali e l’azienda italiana che si trova a doversi tutelare a Monaco, a Praga o Parigi deve affidarsi alle locali giurisdizioni. Il brevetto unitario prevede, invece, che con una sola procedura (simile alla precedente) e un solo pagamento (inferiore fino al 70% rispetto alla somma necessaria oggi per tutelarsi in tutta Europa), la copertura brevettuale scatti automaticamente in tutti gli Stati aderenti.

Ma l’iter per il brevetto unitario è ancora fermo alla Corte costituzionale tedesca. Il 13 giugno scorso, infatti, un cittadino tedesco (cui la Corte garantisce l’anonimato) ha fatto ricorso contro la normativa europea che istituisce il brevetto unitario e la relativa Corte (Upc) per una valutazione di merito sulla presunta incompatibilità della disciplina europea rispetto a quella della Costituzione federale tedesca. Se la Corte rigetterà l’istanza come infondata, l’iter ripartirà. Se dovesse accoglierla, i tempi potrebbero allungarsi e il brevetto unitario, cioè la possibilità di un unico “ombrello” a tutela della proprietà intellettuale nel perimetro Ue, rischierebbe di non vedere la luce neppure nel 2018.