Meccanica & automazione n.8 dicembre

by redazione 0

la rivista m&a

Ragione e sentimento

di Chiara Tagliaferri

Recentemente ho potuto assistere ad un interessante dibattito riguardante i giovani e il mondo del lavoro. La giornata, che voleva affrontare il tema dell’orientamento degli studenti verso i migliori percorsi per una sicura occupazione, in pochissime battute, si è trasformato in una riflessione molto ampia sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Ho potuto apprezzare diversi interventi. Tutti mostravano come il problema oggi, sia affrontato in maniera seria e puntuale da diversi comparti e con tutti gli attori chiave. 

Purtroppo però è già troppo tardi! Pretendere un ritorno effettivo nel breve termine è quasi un’utopia, almeno quanto immaginare la possibilità che ci si allinei su una soluzione di sistema (l’unica che potrebbe funzionare veramente) sia dal punto di vista comunicativo che relativamente ai risultati voluti. Sicuramente, in Italia, e questo si è ben capito, il problema deve essere analizzato in relazione al tessuto industriale e sociale del paese ma più efficacemente guardando alle esigenze produttive della singola regione se non addirittura provincia. 

 Se è vero che, la fondatezza del dato comune sta nella mancanza di figure specializzate capaci di cavalcare e interpretare la quarta rivoluzione industriale, è anche vero che l’Italia soffre la quasi impossibilità di approcciare ad una strategia comune e unitaria vista la diversa velocità di trasformazione dei contesti aziendali, le diverse culture e attitudini produttive territoriali, la disomogenea e ancora incredibilmente bassa scolarizzazione. E non parlo di quella terziaria. I dati dicono che è la stessa cultura di base ad essere ancora diffusamente carente e quindi difficile da aggiornare. Di contro pare, purtroppo, che l’unica cosa che ci accomuni, sia una uniforme comunicazione, datata ormai 30 anni, su tutto ciò che c’è di negativo nel “lavoro di fabbrica”. 

Altro errore a mio avviso, è stato puntare il dito verso la mancata specializzazione di corsi universitari o la mancanza che questi percorsi hanno di “ore macchina” su cui formarsi. Se quasi il 50 per centro degli occupati si colloca in settori nei quali il titolo di studio universitario è meno rilevante, non si tratta di carenza di laureati ma della mancanza di formazione di individui con capacità specifiche per determinati tipi di impiego. E sicuramente non è solo un problema di giovani neo-diplomati, che saranno sempre di meno, o di scarsa frequenza di indirizzi scientifici, curvatura quest’ultima che sembra iniziare ad invertirsi. È trovare il modo di consentire anche agli over 30 di potersi formare ed acquisire nuove competenze che permetterebbe, in questi prossimi anni, di allargare il bacino di profili, senza ipotizzare un futuro fatto di inserimenti di giovani risorse estere, dato il certo calo demografico nazionale.

Personale meno giovane per sopperire alle figure più tecniche, quelle in cui l’energia e spregiudicatezza dei vent’anni è meno fondamentale rispetto l’analisi critica e la capacità di gestione dei problemi complessi sperimentati. Quella fascia d’età in cui sai maturamente distinguere “ragione e sentimento”. E…tanto per non essere fraintesa sul concetto di meno giovane, mi riferisco alla fascia 28-40 anni. Per gli over la formazione continua e l’up skilling rappresenterebbe la migliore strategia, se fosse sistematicamente sostenuta.  Per i più giovani infine, cambiare strada in continuazione sarà la costante in futuro, quindi non so quanto sacrificare una buona conoscenza teorica di base porterebbe ad effetti positivi. Pensiamo piuttosto come continuare ad investire su un orientamento scolastico e conoscenza della vita di impresa in maniera più sincera e chiara relativamente alle prospettive professionali, mansioni e compensi per aiutare a fare scelte consapevoli sia i ragazzi che le loro famiglie. 

IN QUESTO NUMERO 

SPECIALE IIoT e LOGISTICA INTERNA – La digitalizzazione dei processi di logistica; Intervista Servotecnica: La tecnologia ad azionamento; DOSSIER – Security industriale una strada obbligata per l’industria 4.0