N°05 Giugno 2014

by Redazione 0

EDITORIALE

5 giugno 1989

No, non abbiamo sbagliato data. Non alludevamo al 5 maggio di manzoniana memoria. Ma proprio al 5 giugno del 1989. Stavamo solo pesando a un ragazzo. Solo davanti a un carro armato in piazza Tien an men a Pechino. Da quella immagine di venticinque anni fa ad oggi sono cambiate molte più cose di quanto si possa immaginare. Allora il mercato cinese seppur già ben conosciuto e presente rappresentava comunque una risorsa ancora tutta da scoprire. Si immaginava la Cina e l’estremo oriente come enormi bacini produttivi per tutto il mondo occidentale oltre che per loro stessi.Così in modo più o meno silenzioso, con la stessa logica che porta a mangiare le ciliegie senza mai fermarsi, le aziende occidentali iniziarono a spostare le proprie produzioni verso est. Il gioco valeva la candela: i costi erano molto più bassi e si risparmiava parecchio.

Le poche gocce che uscivano dal rubinetto della delocalizzazione, piano piano si trasformarono in un fiume di aziende che lasciavano l’occidente regolato e rigido per un nuovo eldorado produttivo.Con il passare degli anni però ci si iniziò a rendere conto che non sempre delocalizzare era utile e che comunque i costi erano destinati a crescere gradualmente e i vantaggi si sarebbero ridotti.Così dopo vent’anni di incondizionata ubriacatura, è iniziato un lento ma significativo ritorno verso casa. Ad aprire le danze gli americani che negli ultimi cinque anni hanno riportato inshore una parte significativa di ciò che avevano lasciato andar via quindici o vent’anni prima. Dietro gli Stati Uniti sono poi arrivate le aziende europee. Fra queste anche quelle italiane.

A ben guardare poi, i numeri sono piuttosto interessanti, tanto che attorno a questa tendenza sono nati numerosi studi per cercare di capirne a fondo i motivi e soprattutto, le prospettive future. Perché se è vero che da una parte le industrie pensano a tornare, è altrettanto vero che senza politiche del lavoro adeguate, questo movimento potrebbe risolversi in nulla, rivelandosi una occasione sprecata. Questo è l’argomento da cui partiamo questo mese. A volte ritornano. Paolo Beducci