Meccanica & Automazione n.5 giugno

by redazione 0

rivista giugno

Primo, Secondo, Terzo …completarsi

di Chiara Tagliaferri

Sono molto fiera di questa rivista. Per contenuti, approfondimenti e veste grafica ma soprattutto per le persone che contribuisco ogni giorno alla sua composizione. Dietro le copertine, le pagine dei dossier, degli speciali, degli approfondimenti colgo il sapiente e attento lavoro di tutti, editore, capo redattore, giornalisti, commerciali, grafici, etc. Vedo le persone con la loro umanità contribuire alla buona riuscita di ogni numero utilizzando anche loro tecnologie digitali all’avanguardia per fornire un prodotto sempre più performante e innovativo. Rimettere al centro l’uomo come artefice, utilizzatore e utente finale della tecnologia. Nessuna novità lo stanno (per fortuna) dicendo con convinzione tutti i principali centri di potere.

Lo fa da sempre il Terzo Settore.

Per semplificare la lettura del ragionamento, ricordo che al Terzo Settore appartiene la terza sfera sociale così denominata, dopo la prima, costituita dallo Stato e dalla Pubblica Amministrazione, e il secondo, costituito dal mercato e dalle imprese. Sono enti che operano principalmente con finalità civiche o utilità sociale per dare un contributo diverso da quello meramente economico. Questo scopo è raggiunto, ad esempio, attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi e lo svolgimento di attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

Recentemente ho avuto l’opportunità di partecipare, come partner scientifico, ad un progetto sperimentale promosso da una lungimirante Camera di Commercio, riguardante l’accompagnamento informato verso la Transizione Digitale delle imprese del Terzo Settore. Dovevamo aiutare questi attori a diventare consapevoli dell’utilizzo dei mezzi digitali come abilitatori di servizi e opportunità da offrire alla loro utenza. Si trattava di renderli edotti e partecipi di possibilità già note sul mercato ma, anche, di sfide a cui la ricerca scientifica e tecnologica sta cercando di rispondere. Siamo partiti pensando di essere noi gli unici che dovevamo insegnare qualcosa e invece il percorso si è dimostrato uno scambio continuo di competenze e umanità, oltre che la presa di consapevolezza del loro ruolo fondamentale come attuatori, partner e utilizzatori finali della prossima rivoluzione 5.0. Le imprese di tipo B, ad esempio, sono esse stesse aziende che, per favorire l’inserimento lavorativo, sperimentano ed applicano tecnologie, pensate per integrarsi nella vita del singolo individuo diventando un aiuto sia dal punto di vista professionale che personale, per una migliore condizione lavorativa, meno logorante e più inclusiva. Per loro, le tecnologie sono un’opportunità molto potente per supportare e valorizzare le abilità fisiche e cognitive di tutti, ed offrono possibilità di inserimenti professionali non disponibili nel passato. Includere persone con fragilità o disabilità nel mondo del lavoro è una possibilità concreta oggi oltre che una necessità etica. Ma se vogliamo e dobbiamo mettere al centro della tecnologia l’uomo con i suoi bisogni e necessità, secondo voi, non occorrerebbe avere come interlocutori fissi chi con l’uomo e le sue fragilità a che fare ogni giorno?

A conferma della mia domanda trovo nelle mission di una di loro il seguente concetto “La persona al centro del nostro fare” e si parla di installazione di impianti fotovoltaici, attività di assemblaggio, confezionamento di particolari metallici e plastici.

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