Meccanica & Automazione #8 dicembre

by redazione 0

Asimmetrie informative

 

di Chiara Tagliaferri

Il contesto industriale italiano è consapevole del valore che si genera in un’ azienda attraverso l’impiego di sistemi di Industrial Internet of Things (I-IoT). Macchinari, impianti e infrastrutture connesse tra di loro in rete ed interoperanti, rappresentano una scelta per ottimizzare costi e processi. Ma per chi la sta percorrendo questa strada, rappresenta una scelta pienamente consapevole? Oltre al reale vantaggio, misurabile in termini di performance produttive ed economiche, quanti sanno come non esporsi a rischi di violazione della privacy o non essere succubi di cyber minaccie? Il ransomware per richiedere riscatti, ad esempio, è solo l’ultima più nota notizia in termini cronologici, dei rischi legati all’incauta esposizione di dati sensibili; e purtroppo studi dimostrano che, al momento, le mpmi italiane fanno molta fatica ad avere un profilo che curi la sicurezza informatica al proprio interno. Con la crescita delle smart factory e del modello I-IoT, le aziende sono chiamate a rispondere ad importanti esigenze di sicurezza del patrimonio informativo, e si sa la complessità richiede competenze specifiche e conoscenza degli standard di riferimento. La minore conoscenza induce a ricorrere a un operatore specializzato che però deve essere un esperto della cosa giusta! Tutta questa connettività sta strutturando legami di interdipendenza sempre più intensi soprattutto tra aziende appartenenti ad una stessa filiera, e ciò rende il perimetro di sicurezza molto più ampio e molto meno controllabile. La “convergenza di sicurezza IT e OT (Operation Technology)” ad oggi è difficilmente realizzabile e tutto questo pone forte problema di asimmetria informativa ovvero una forte distanza di accesso alle informazioni necessarie tra acquirente e venditore.

E allora che fare? Ci si chiude nuovamente dietro a trincee e muri corazzati impenetrabili? Impossibile, il cambiamento è già in atto e non si torna indietro. L’innovazione in ogni campo dà almeno quanto richiede! Costringe ad un cambio radicale di mentalità, almeno quanto offre opportunità straordinarie.  Per perseguire flessibilità, semplificazione e sicurezza dobbiamo avere la forza di ribaltare i piani e le visioni di protezione su cui finora ci siamo adagiati. Tutto deve diventare più osmotico. Per un partenariato dove tutti vincono e nessuno perde occorre investire, formarsi e condividere percorsi comuni. Una soluzione, che mi piace rilanciare, per colmare la mancanza di cultura informatica relativa alla gestione della cybersecurity: si potrebbe delegare alle associazioni di categoria industriali la funzione di mettere a fattor comune la parte di security di una filiera. Già fatto?  Se si, condividete per replicare e moltiplicare l’impatto della creazione di nuovo valore aggiunto, se no ve la lascio come riflessione di fine anno.

IN QUESTO NUMERO:

Speciale industrial IoT & Security industriale

Dossier Il futuro della logistica è digitale

Formazione e Robot 4.0

Domus: un passo verso la smart home del futuro, per tutti

 

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