Industria 4.0, digitalizzazione fa rima con formazione

by redazione 0

La quarta rivoluzione industriale – o forse sarebbe meglio chiamarla evoluzione – è più che una realtà per il comparto manifatturiero italiano e non, e la conferma arriva dal documento prodotto dal Centro Studi Cnai sull’Industria 4.0. A differenza delle rivoluzioni che hanno segnato il corso della storia, il fenomeno della digitalizzazione – che lo si voglia o meno – ha una configurazione se vogliamo dai tratti meno impattanti, ma sicuramente più pervasivi, sia nell’industria che nella vita di tutti i giorni.

Personalizzazione su più fronti. Il documento sottolinea come i processi di automazione e, in generale, di progresso tecnologico, abbiano comportato una rivisitazione dei modelli di produzione finora vigenti. Non a caso il progresso degli ultimi decenni ha dato vita a un consumatore responsabilizzato e consapevole nelle proprie scelte. Quella che va generalmente sotto il nome di flexability è proprio la capacità delle imprese di mostrare una decisa capacità di customizzazione nei confronti del consumatore. Perché far sì che ciò avvenga, il primo passo spetta all’azienda che deve adottare un modello di produzione più flessibile e aperto, con un capitale umano in grado di garantire standard qualitativi sempre elevati.

Nuovi modelli produttivi e nuove figure professionali. Se da un lato l’automazione e la digitalizzazione faranno scomparire alcune vecchie figure professionali, d’altro lato l’apertura di un intero nuovo mercato del lavoro di nuovi professionisti è ormai una realtà incontrovertibile. Questi lavorativi 4.0 dovranno però essere dotati di abilità continuamente aggiornate e funzionali all’evoluzione dell’intero sistema.

Nuove competenze e strette relazioni tra Università e imprese. Quello dell’Industria 4.0, secondo il Centro Studi Cnai, è un piano ambizioso e determinante per la sopravvivenza dell’industria italiana. L’elevato numero di piccole e medie imprese deve farsi portavoce delle innovazioni portate dal Digital Manufacturing, non solo sviluppando tecnologia, ma anche reperendo competenze e risorse funzionali all’integrazione stessa di quelle tecnologie, riducendo quello che, sfortunatamente, caratterizza al momento l’Italia, ovvero una netta presenza di Digital Mismatch, ossia il divario tra domanda e offerta nel mercato del lavoro dovuto prevalentemente mancanza di competenze specifiche difficili, al momento, da trovare. Non va dimenticato che le High Skills necessarie per farsi strada nel nuovo mercato del lavoro devono, poi, essere agevolate da una relazione sempre più stretta tra l’impianto formativo accademico e il mondo della produzione industriale e, di conseguenza, è bene tenere in considerazione tali linee guida in fase di discussione e promulgazione degli strumenti disposti dallo Stato.

Formazione e aggiornamento continui. Un altro punto preso in considerazione dal documento del Centro Studi Cnai è la necessità di formazione continua e lifelong-learning per coloro già inseriti nel mercato del lavoro. La quarta rivoluzione industriale spinge a un ripensamento delle stesse relazioni tra le parti sociali che, proprio per merito della fluidità del mercato, hanno necessità di acquisire una più elevata capacità adattiva, ridimensionando, appunto, i vecchi modelli di contrattazione: con una crescita importante, sembra imporsi, con sempre maggiore preponderanza, un potenziamento dei sistemi di secondo livello e di gestione territoriale e aziendale dei rapporti tra le parti sociali.