I fattori di successo dell’industria made in Italy

by Redazione 0

fabiIn occasione del TECO’15 di Milano il 16-17 giugno, la Pneumax ha chiesto a Gianfranco Fabi, editorialista per “ll Sole 24 Ore”, una relazione davvero illuminate che ha evidenziato i punti di forza dell’economia italiana e il successo ottenuto dalle nostre aziende, sui mercati nazionali ed esteri.
Se è vero, ha notato anzitutto Fabi, che l’Italia ha perso grandi occasioni nei settori ad alta intensità di ricerca e con forti potenziali ricadute, è altrettanto vero che l’industria italiana ha saputo conquistare nuove posizioni di forza anche in campo strettamente industriale. Alla base di questi risultati, sostenuti da una forte capacità di penetrazione sui mercati esteri, c’è una specializzazione produttiva basata sull’innovazione incrementale, su quel “medium tech” che non punta a inventare nuovi elementi, ma che agisce su prodotti relativamente maturi cercando di migliorarne la qualità, l’efficienza, l’affidabilità, magari anche l’aspetto estetico.  È grazie a questo tipo di imprese che l’Italia, come ha rilevato una ricerca della Fondazione Edison, è tra i soli 5 Paesi al mondo (con Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud) ad avere un surplus commerciale manifatturiero con l’estero superiore ai 100 miliardi di dollari e sul podio dei primi 3 posti nella classifica degli esportatori mondiali in 983 categorie di prodotti. Inotre fra i 288 prodotti che vedono l’Italia primo Paese esportatore al mondo, il più importante è rappresentato da “rubinetti e valvole”.
Nella realtà italiana c’è una forte vocazione imprenditoriale, una naturale vocazione all’innovazione, grande capacità di adattamento, la stessa dimensione delle imprese che in molti casi favorisce, la propensione all’export. C’è quindi un nuovo compito della politica industriale, che deve mirare a focalizzare la domanda pubblica nell’ammodernamento dei servizi, incentivare un rapporto sempre più stretto tra scuola e industria, consolidare le basi di una cultura a favore della manifattura.
E le imprese valorizzino le competenze ingegneristiche integrate con la visione strategica, creando reti di collaborazione per acquisire competitività verso l’estero, investendo nel capitale umano premiando merito e professionalità.