A che punto siamo con Industria 4.0?

by Redazione 0

federmeccanica_presetazioneNel giorno in cui il Governo ha illustrato il piano Industria 4.0 (articolo), Federmeccanica ha presentato una sua indagine sullo stesso tema, intitolata “Costruiamo insieme il futuro”, che fotografa lo stato dell’arte delle imprese in tema di smart factory e digitalizzazione dei processi produttivi.

IL CAMPIONE. L’indagine ha preso in considerazione 11 tecnologie e alcune competenze individuate come abilitanti e qualificanti ai fini di Industria 4.0: Meccatronica; Robotica; Robotica collaborativa; Internet of Things (IoT); Big Data; Cloud computing; Sicurezza informatica; Stampa 3D; Sistemi di virtualizzazione e simulazione di prodotto; Nanotecnologie; Materiali intelligenti e analisi degli aspetti legati alle competenze manageriali.
Il questionario è stato inviato alle aziende aderenti a Federmeccanica, 527 delle quali hanno risposto (432 in modo completo) e sono divenute quindi parte del campione. La suddivisione geografica vede prevalere il nord (sette aziende su dieci), con il Centro e il Sud rispetivamente al 15 e 13 percento.
I prodotti finiti rappresentano la linea di prodotto principale per oltre la metà dei rispondenti (prodotti finiti per clienti industriali 33% e per il mercato 19%), seguita dalla fornitura di parti e componenti (21%). Le aziende del campione forniscono soprattutto metallurgia e prodotti in metalli (22%), macchine ed apparecchi meccanici (20%) e settori industriali non metalmeccanici (16%). La gestione familiare è di gran lunga prevalente (51%) seguita da modelli di gestione congiunta tra membri della famiglia controllante e manager esterni (20%).

ric_ind_federmeccanica_2ADOPTERS E NON. La buona notizia è che più di sei imprese su dieci (64%, definite “adopters”) hanno adottato almeno una delle 11 tecnologie considerate, la cattiva è che il 36% è ancora in forte ritardo nel cammino verso l’innovazione tecnologica, non avendo ancora adottato nessuna delle tecnologie abilitanti. Non emerge dall’indagine una sostanziale differenza a livello geografico: la quota di Adopters al Nord, nel Centro e nel Sud è infatti pari rispettivamente a 61%, 68%, 71%, anche se – notano i ricercatori – mentre al Sud hanno risposto soprattutto le aziende più high-tech, al nord la composizione del campione è più varia.
Gli Adopters presentano alcune caratteristiche distintive rispetto ai loro colleghi: esportano una quota maggiore del proprio fatturato (44% contro 33%), hanno una quota più elevata di dipendenti laureati (19% contro 12%), investono di più in R&D e formazione ed hanno più contatti con Università ed enti di ricerca. Inoltre, considerano mediamente più importanti per la propria competitività alcuni aspetti la qualità, l’innovatività, la personalizzazione del prodotto e del servizio, mentre giudicano il prezzo una variabile meno rilevante. Al contrario, i non‐adopters giudicano il prezzo del prodotto un aspetto più rilevante nel processo competitivo.

ric_ind_federmeccanicaCONOSCENZA. Tra le tecnologie considerate dall’indagine, almeno il 50% degli intervistati dichiara di conoscere: sicurezza informatica (93%), robotica (85%), meccatronica (76%), stampa 3D (75%), cloud computing (72%), simulazione (71%), IoT (55%). Il numero medio di tecnologie conosciute è maggiore tra gli adopters che tra i non‐adopters e aumenta con il crescere del livello di digitalizzazione dichiarata.

TECNOLOGIE ADOTTATE. Il numero medio di tecnologie adottate dalle imprese crescere con il livello di digitalizzazione dichiarato: si passa da una media di 3,4 tecnologie adottate per le imprese che dichiarano un basso livello di digitalizzazione ad una media di 4,8 e 5,7 per le imprese che dichiarano, rispettivamente, un grado di digitalizzazione medio e alto. Oltre il 70% delle imprese che adottano almeno una tecnologia ne adotta un numero compreso tra due e sei; il 7% circa ne adotta addirittura più di nove.

ASPETTATIVE DI INVESTIMENTO. Secondo l’indagine, le tecnologie sulle quali si concentrano maggiormente le intenzioni di investimento a breve termine (sull’orizzonte di 1 anno) sono la sicurezza informatica (45%), la simulazione di processi e di prodotto (26%), il cloud computing (21%) e la robotica (20%). Tra i non‐adopters, le intenzioni di investimento a breve termine si concentrano sulla sicurezza informatica (24%), la robotica (8%) e la simulazione (7%).
Nel breve e medio termine, il 75% degli adopters intende investire sulla sicurezza informatica, il 61% sulla simulazione e il 51% sulla robotica.
Va però rilevato che oltre il 50% delle imprese dichiara di non avere intenzione di effettuare alcun investimento nelle tecnologie proposte, con l’eccezione della sicurezza informatica.

SIAMO IN RITARDO. Il ritardo delle imprese italiane sul tema Industria 4.0 resta quindi significativo, soprattutto perché le intenzioni di investimento nei prossimi anni sono mediamente basse, in particolare tra i non-adopters. In assenza di azioni correttive il divario tra le imprese più avanzate e quelle più arretrate è destinato quindi ad accentuarsi.
Se i temi dell’Industria 4.0 hanno effettivamente cominciato a diffondersi presso il tessuto manifatturiero italiano – notano infatti i ricercatori -, tale processo è ancora in una fase iniziale e necessita di una maggiore e più profonda conoscenza delle tecnologie abilitanti.

MISURE DA ADOTTARE. Tra le possibili azioni da adottare, le imprese indicano come prioritaria l’informazione circa gli strumenti finanziari a supporto degli investimenti, l’aggiornamento e la sensibilizzazione degli imprenditori e lo sviluppo di una campagna di comunicazione che individui aziende campione e diffonda buone pratiche.
Occorre quindi agire su più fronti: le imprese che hanno già intrapreso il percorso dell’innovazione devono percepire meglio l’esistenza della diretta connessione tra le tecnologie e le competenze adottate e le logiche economiche che possono permettere loro di sviluppare nuovi modelli di business. Allo stesso tempo è necessario aiutare i non-adopters a vincere lo scetticismo spiegando che si può adottare un approccio graduale all’introduzione di queste tecnologie: “iniziare in piccolo già da domani ma, pensando in grande”.

PIÙ DI UNA SFIDA. “Industry 4.0 – dichiara Fabio Storchi, Presidente Federmeccanica – è più di una sfida, è ‘una rivoluzione industriale’ a cui dobbiamo partecipare da protagonisti, per consentire alle imprese di intercettare il cambiamento e di non restare esclusi dalle traiettorie competitive dell’industria globale” “È di cruciale importanza che le imprese siano consapevoli di questa ineluttabile trasformazione e agiscano per volgerla a proprio favore, per trasformare le minacce in opportunità di crescita e sviluppo – aggiunge Storchi -. A questo scopo Federmeccanica ha costituito la Task Force ‘Liberare l’ingegno’ che si è posta l’obiettivo di “censire” a livello nazionale le applicazioni pratiche sviluppate dalle imprese associate, con la finalità di metterle a fattore comune, a beneficio di tutti: aziende interessate, parti sociali, lavoratori e attori istituzionali”.