Export Turchia: a rischio giro d’affari di 9,8 miliardi per il made in Italy

by redazione 0

Calo dell’1% rispetto al 2015 e riduzione delle vendite del 2,8% per il nostro Paese che rimane il secondo Stato fornitore della turchia


Le ultime previsioni di aprile del Fondo Monetario Internazionale indicano un ritmo di crescita dell’economia turca ancora basso, con il PIL in salita del 3,8% quest’anno ma in rallentamento (3,4%) nel 2017. Le importazioni sono previste in salita del 3,5% quest’anno per frenare all’1,8% il prossimo anno. Naturalmente queste previsioni sono antecedenti al tentato colpo di Stato di una settimana fa e potranno essere oggetto di prossime sensibili revisioni. Infatti, le autorità turche hanno dichiarato per tre mesi lo stato di emergenza il quale potrebbe ripercuotersi negativamente anche sui rapporti economici con il nostro Paese.
Calo delle vendite
Gli operatori all’export in Turchia sono 17.797 e sono presenti 268 multinazionali a controllo nazionale, con 27.306 addetti ed un fatturato di 5.934 milioni di euro. Dal 2007 al 2013 le multinazionali in Turchia a controllo italiano sono raddoppiate sia in termini di imprese (106,2%) che addetti (+108,0%).
La Turchia detiene una quota dell’export italiano del 2,4% e rappresenta il 10° mercato di destinazione del nostro export. L’Italia è il secondo Paese Ue fornitore della Turchia (5,9% import turco) dietro alla Germania (13,5%) e davanti alla Francia (4,3,26%). Nell’ultimo anno il made in Italy in Turchia è valso 9.889 milioni ed ha registrato un calo dell’1,0% rispetto ai dodici mesi precedenti; la tendenza negativa si accentua nei primi mesi del 2016 con una riduzione delle vendite del made in Italy del 2,8%; anche i settori di MPI nel primo trimestre del 2016 segnano un calo tendenziale delle vendite del 2,7%.

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La svalutazione della moneta
Sul calo dell’export influisce la svalutazione della lira turca che nella media del 2016 (1 gennaio-20 luglio) si è deprezzata del 13,5% rispetto all’euro mentre nello stesso periodo il dollaro, sempre rispetto all’euro, è rimasto stazionario (+0,1%).
Considerato il valore annualizzato delle esportazioni, l’export a maggio 2016 perde il 7,0% dal massimo registrato a novembre 2011, pari a 748 milioni di euro.

Piemonte maggiore esportatore in Turchia
I prodotti maggiormente esportati dalle imprese italiane sul mercato turco sono:
– macchinari ed apparecchi (27,1% dell’export totale);
– mezzi di trasporto (15,4%);
– sostanze e prodotti chimici (10,3 %);
– metalli di base e prodotti in metallo (9,5%);
– prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori (7,3%);
– apparecchi elettrici (5,8%).

Nel corso dell’ultimo anno (aprile 2015-marzo 2016) la regione con la maggiore esposizione sul mercato del Turchia è stata il Piemonte l’1,48%, seguita dalla Sicilia con l’1,10%, dal Friuli-Venezia Giulia con l’1,01%, dall’Emilia-Romagna con lo 0,83% e dalla Lombardia con lo 0,80%.

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Export prodotti petroliferi
Al netto dei prodotti petroliferi raffinati (Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio-Divisione 19 Ateco 2007) che, sempre per gli ultimi dodici mesi disponibili ammontano a 971,6 milioni di euro, il 10,1% dell’export manifatturiero, l’incidenza sul valore aggiunto italiano scende allo 0,59%.
Tra le prime cinque regioni per esposizione, resta al primo posto il Piemonte (1,48%), segue il Friuli-Venezia Giulia con l’1,00%, l’Emilia-Romagna con lo 0,83%, la Lombardia con lo 0,80% e il Veneto con lo 0,72%. La Sicilia, che precedentemente occupava il secondo posto, scende al 18°: in questa regione, infatti, si concentra il 77,8% dell’export nazionale di Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio destinato alla Turchia.
Le prime dieci province per esposizione dell’export manifatturiero sono Siracusa con la quota dell’11,96%, segue Arezzo 2,28%, Torino 1,99%, Belluno 1,83%, Mantova 1,78%, Taranto 1,76%, Biella 1,71%, Terni 1,71%, Vicenza 1,44%, Vercelli 1,35%.
Anche in questo caso incide l’elevata polarizzazione della raffinazione: al netto del petrolio raffinato al primo posto per esposizione Arezzo (2,28%), Torino (1,98%), Belluno (1,83%), Mantova (1,78%), Biella (1,71%), Terni (1,71%), Vicenza (1,44%), Vercelli (1,35%), Chieti (1,29%), Piacenza (1,27%).