Manifesto della Meccanica 2025: Anima chiede all’Europa condizioni giuste per competere
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Una delegazione di Anima Confindustria ha incontrato lo scorso 14 ottobre al Parlamento Europeo la vicepresidente del Parlamento europeo, Antonella Sberna, e rappresentanti delle istituzioni europee per condividere le priorità dell’industria meccanica italiana.
La missione, organizzata dall’Ufficio Anima Bruxelles, ha avuto l’obiettivo di sollecitare un impegno politico e operativo affinché l’Unione Europea offra una risposta strategica di fronte ai dazi imposti dagli Stati Uniti e alle sfide della transizione ecologica, che rischiano di compromettere la competitività della manifattura europea.
Durante l’incontro è stato presentato il documento “Manifesto della Meccanica 2025 per l’UE – Un nuovo patto per l’industria italiana ed europea”, frutto di un ampio lavoro di analisi e confronto con le trentaquattro associazioni federate Anima.
Il documento propone tre direttrici di azione: rilanciare una politica industriale europea coordinata, con strumenti concreti e semplificazioni normative; gestire in modo equilibrato la transizione ecologica, integrando innovazione di frontiera e tecnologie già disponibili; tutelare l’export e la concorrenza internazionale, chiedendo una risposta alle nuove barriere commerciali che colpiscono in modo sproporzionato la meccanica.
“Serve un’Europa capace di fornire risposte operative e non solo politiche”, ha dichiarato Pietro Almici, presidente di Anima Confindustria. “Le imprese della meccanica hanno bisogno di politiche industriali chiare ed efficaci per affrontare le sfide che ci attendono. Dobbiamo difendere la competitività e il know how delle nostre imprese, per difendere la capacità produttiva e tecnologica dell’Europa stessa”.
Il Manifesto evidenzia come l’industria rappresentata da Anima – oltre 55,5 miliardi di euro di fatturato, più di 221.000 addetti e una forte propensione all’export – costituisca il cuore del sistema produttivo europeo. Tuttavia, la combinazione di crisi geopolitiche, nuove normative ambientali e tensioni commerciali rischia di ridisegnare gli equilibri industriali globali a nostro svantaggio.
Il tema più importante discusso a Bruxelles è stato quello dei dazi americani, che colpiscono duramente la meccanica industriale e strumentale. A fronte dell’accordo quadro siglato tra Ue e Usa, la Casa Bianca ha deciso successivamente di introdurre nuovi dazi al 50% sulle componenti in acciaio e alluminio su 407 codici doganali – che vanno a colpire l’80% della produzione dei settori rappresentati da Anima – portando i dazi a una percentuale di gran lunga superiore al 15%, appesantendo inoltre l’iter burocratico da parte delle aziende della meccanica.
La Federazione ha ribadito che non è possibile pianificare l’export senza regole doganali chiare e un sostegno europeo coordinato. Il rischio, già concreto, è la perdita di quote di mercato negli Stati Uniti, primo partner extraeuropeo del comparto.
La Federazione propone la nascita di un Clean Industrial Deal, evoluzione del Green Deal europeo, fondato su neutralità tecnologica e competitività. Le imprese, sottolinea Almici, devono poter scegliere liberamente le soluzioni più efficaci per ridurre le emissioni senza essere penalizzate da vincoli normativi che rischiano di frenare produzione e occupazione.
Il Manifesto invita inoltre l’Unione Europea a rafforzare il dialogo con i Paesi emergenti e a diversificare i mercati di destinazione, attraverso nuovi accordi commerciali con il Mercosur, l’Asia e l’Africa. Queste intese, però, dovranno basarsi su reciprocità normativa e standard europei di qualità e sicurezza, in modo da tutelare i produttori da concorrenza sleale e importazioni non conformi.
“Non chiediamo protezioni o favoritismi – ha dichiarato Almici – ma condizioni giuste per competere. L’Europa deve difendere la propria capacità produttiva e tecnologica, garantendo alle imprese strumenti concreti per investire, innovare e crescere.”
Con il Manifesto della Meccanica 2025 per l’Ue, Anima rinnova quindi il proprio impegno a collaborare con le istituzioni comunitarie per una politica industriale europea più solida, capace di coniugare sostenibilità, autonomia strategica e crescita economica. Un appello a guardare avanti con pragmatismo e visione, perché il futuro della meccanica è, ancora una volta, il futuro dell’Europa.