Meccanica&Automazione n. 6 ottobre

by redazione 0

L’utile e il dilettevole

di Chiara Tagliaferri

C’è un momento, nella storia di ogni tecnologia, in cui è bene fermarsi e chiedersi: a cosa serve davvero? Non quanto è potente, non quanto è veloce, ma quale senso porta con sé. L’AI è entrata nelle nostre vite con la promessa di essere “utile”: ottimizzare processi, ridurre errori, prevedere scenari complessi.  Se ci pensate, l’automazione ha trasformato radicalmente le fabbriche, ma il suo obiettivo era chiaro: semplificare la fatica, alleggerire il peso del lavoro manuale, abbattere costi e aumentare profitti. Oggi, con l’Intelligenza Artificiale, accade qualcosa di diverso: questa tecnologia ci ha spinto a ripensare al senso stesso delle nostre azioni e ci sta portando giustamente ad un cambiamento tanto radicale che fatichiamo a definirlo tanto che ci dividiamo ogni giorno tra chi sceglie di lasciarsi travolgere da quest’onda inarrestabile, chi vuole arginarla, chi resta a guardarla da una riva sicura.

Personalmente credo che questa pluralità di reazioni sia giusta. L’AI non è un oracolo, non è un nemico, non è un oggetto sconosciuto. È uno strumento fatto di dati e algoritmi. Può essere la chiave che apre porte chiuse da decenni, ma può anche diventare un labirinto se smettiamo di governarne il senso. Il pericolo non è la macchina che pensa, ma l’uomo che smette di interrogarsi. L’AI può essere gioco, arte, sorpresa: un diletto che accende la fantasia. Ma oggi, più che mai, dobbiamo darle una rotta chiara, perché un’innovazione senza bussola può portare alla deriva. Pensiamo alla manutenzione predittiva: un tempo era il rumore di un ingranaggio a dirci che qualcosa non andava. Oggi, sensori e algoritmi anticipano il guasto prima che accada, evitando fermi macchina e sprechi. l’AI simula migliaia di scenari in poche ore, riducendo i tempi di sviluppo di componenti complessi. Non sostituisce l’ingegno umano, lo amplifica. E poi l’altro volto, quello dilettevole: l’AI che genera immagini sorprendenti, contenuti goliardici, o deepfake che diventano virali. Ma in un mondo di risorse limitate, non sarebbe bello indirizzare sforzi in ricerca scientifica e innovazione prioritariamente verso l’utile? Non per annullare il dilettevole ma volendo declinare anche quello verso scopi etici e umani. Perché il futuro non è scritto nel codice: è scritto nelle scelte che facciamo oggi. Prima l’utile – ciò che rende i processi più sicuri e sostenibili, le vite più semplici e felici – e poi, solo allora, lasciarsi trasportare dal dilettevole. Non per spegnere la creatività, ma per custodirla dentro confini che abbiano senso. Perché penso che, il progresso non sia libertà assoluta, ma piuttosto libertà guidata da responsabilità.

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