Meccanica&automazione n.1/2 febbraio-marzo
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Competizione di competenze?
di Chiara Tagliaferri
Lavorando a stretto contatto con università, enti di formazione professionalizzante, accademy industriali, non passa giorno in cui non mi imbatta in contenuti relativi alla necessità delle nuove competenze. Abilità richieste per rimanere competitivi, il cui ritmo di aggionamento sta mettendo in difficoltà anche la più flessibile delle offerte. Percorsi nuovi, che coniugano non solo competenze tecniche ma anche quelle trasversali, come la capacità di risolvere problemi complessi, la creatività, il pensiero critico e la comunicazione efficace (soft skills) fondamentali per affrontare le sfide del futuro, in contesti sempre più interdisciplinari e multiculturali.
Ma siamo sicuri che tutto queste abilità non siano già presenti in percorsi tradizionali che necessitano solo di essere riscoperti? Non è che stiamo solo dando nomi diversi a competenze di base a cui giustamente sono stati aggiunti moduli di specializzazione? Ma a “suon di personalizzazioni” non è che si sta dando troppa enfasi a quel “ripensare tutto” la cui necessità è più frutto di una moda mediatica che di una reale necessità? Ovviamente non voglio, con questa mia affermazione, scatenare le ira di una delle eccellenze di cui siamo portavoci, ovvero l’educazione e formazione ne, tanto meno, apparire conformista ma, come sempre, cerco di applicare un pesiero critico a queste considerazioni e portare verso un ragionamento che magari sia anche un po’ una guida anti “sprechi di energie intelletuali”.
Sicuramente la digitalizzazione ha rivoluzionato il mondo della produzione e quello del lavoro. Le professioni tradizionali stanno evolvendo, ma nell’ evoluzione, non mi stancherò mai di ripeterlo, non dobbiamo lasciare indietro i fondamentali. Mi spiego meglio, siamo tutti concordi di come le conoscenze più richieste siano l’intelligenza artificiale, la cybersecurity, la data science e la programmazione, d’altro canto non facciamo l’errore di lasciare indietro competenze ingegneristiche tipo quella fondamentale legata allo studio e lavorazione di materiali. Più che di una competizione delle competenze mi piacerebbe vedere una collaborazione proficua tra percorsi, una saggio aggiornamento dei fondamenti ed integrazione con nuovi fondamentali.
Infine, oltre alla proposizione di nuovi/vecchi percorsi per giovani, fondamentale diventi anche il ruolo della formazione continua e apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Le persone devono essere incoraggiate a vedere il cambiamento come un’opportunità di crescita e sviluppo personale, piuttosto che come una minaccia. Le aziende, d’altra parte, devono investire nella formazione e nello sviluppo dei propri dipendenti, riconoscendo che il capitale umano è il loro più grande asset. Non una competizione delle competenze ma un approccio integrato e collaborativo per costruire una società più equa e innovativa.
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