Tabula Rasa – L’editoriale di Chiara Tagliaferri

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tabula rasa

Penso che a chiunque di noi sia capitato di approcciare al mese di settembre con un incredibile voglia di ricominciare decidendo, perché no, di rimettere in discussione certezze e consapevolezze e approfondire nuove possibilità. A prescindere dal processo che l’ha generata, delusione del passato, insoddisfazione per il presente, curiosità per un futuro possibile, il nostro cervello e la nostra coscienza ci permettono volendo di disconoscere quanto ci sembra sbagliato o non coretto decidendo anche di fare tabula rasa e ricominciare nuovamente alla luce delle nuove consapevolezze, anche dal primo passo. E, come facevano i romani con la tavoletta di cera su cui scrivevano, una fonte di calore, qualche momento e tutto tornava liscio e immacolato pronto per essere nuovamente utilizzato. Questo è quello che si dice (e legge troppo spesso) non farà l’intelligenza artificiale. Non dimenticherà, non si fermerà, non smetterà più di auto apprendere generando in autonomia soluzioni imprevedibili e incontrollabili dalla stessa persona che le ha generate, come uno tzunami che non possiamo più arginare.

Alt, ma di che stiamo parlando? Chi è questo elemento terzo da cui dovremmo difenderci? Come sempre le tesi catastrofiste non mi appassionano perché spesso nascondono interessi particolari; così come non mi piace la superficialità espositiva con cui si riduce qualcosa di così complesso e variegato e ad un’unica sillaba onnicomprensiva interpretata in maniera pop. Cerchiamo di uscire dal sensazionalismo mediatico per riportare scienza, tecnologia e valori nelle loro giuste collocazioni. Citando la definizione Treccani “Intelligenza Artificiale è una disciplina che studia se e in che modo si possano riprodurre i processi mentali più complessi mediante l’uso di un computer”. Alcuni tipi di intelligenza artificiale esistono da più di 50 anni ma la vera svolta è stata attivata nell’ ultimo decennio, dalla potenza dei calcolatori, dalla disponibilità di dati e integrazioni tra soluzioni hardware e software. Se ci riferiamo solo al campo industriale, oggi le soluzioni e loro applicazioni in tutti i settori sono innumerevoli. A causa della quantità ed eterogeneità, la stessa catalogazione completa di AI risulta molto difficile tanto da sovrapporre e mescolare ambiti e applicazioni, diventandone sempre più spesso collante e integratore interdisciplinare esso stesso.  Una realtà complessa, non facilmente comprensibile e non per tutti.

Uno studio condotto dal un panel del Parlamento Europeo dice che il 61% degli europei guarda positivamente all’IA e ai robot, ma l’88% pensa che ci voglia una gestione attenta. E proprio per questo è nato, per esempio, Il regolamento europeo. Proteggere i cittadini dalla pervasività non voluta dell’intelligenza artificiale, non bloccare il progresso e tantomeno gli incrementi di produttività industriali. Quindi non stigmatizziamo o censuriamo ma riportiamo nelle giuste mani e nelle giuste direzioni una potenzialità ancora in divenire. Scegliere di “staccare la spina”, di fare il reset di ciò che, seppur vantaggioso, non è eticamente corretto, fare tabula rasa è una capacità umana, consapevole e controllabile, attivabile dalle mani della stessa persona che l’ha generata. Si può e si deve riportare anche questa disciplina alla valenza di strumento conoscitivo abilitante e generatore di integrazioni di tecnologie a servizio della crescita di valore delle aziende e dell’uomo. Complesso e straordinario ma da istruire, controllare, governare, correggere, accompagnare nella finalizzazione di un obiettivo ponderato, ammonito e bloccato in caso di devianza. Tutto questo deve essere fatto, con costanza, coscienza e competenza nel tempo per una digitalizzazione utile e una sostenibilità operativa a vantaggio dell’uomo.