Meccanica&automazione n.3-4 aprile/maggio
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Un evergreen
di Chiara Tagliaferri
Lo scenario tecnologico attuale ci ha abituati a cambiamenti rapidi e virali ad innovazioni fondamentali introdotte sul mercato con il giusto e condivisibile intento di essere alla portata di tutti. Così, conoscere e utilizzare le tecnologie 4.0 come fattore abilitante, è diventato il must degli ultimi anni almeno quanto pensare alla loro combinazione in funzione del benessere dell’uomo.
Ed è proprio per ottene il risultato della comprensione e utilizzo diffuso che si è assistito ad una comunicazione e promozione senza precedenti, volta a veicolare l’introduzione di centinaia di migliaia di tecnologie di frontiera.
Ma purtroppo, alla stregua delle mode stagionali, abbiamo assistito alla ribalta della Blockchain, ai giorni del Metaverso, alle settimane dell’Intelligenza Artificiale, alla stagione della Sostenibilità e alla riscoperta dell’Etica senza registrarne un uso diffuso. Tutte visioni e tecnologie promozionate come parole chiave del progresso e del successo ma bruciate troppo rapidamente nel tentativo di renderle universali e pop. Allo stesso modo, in questi giorni, dire che le imprese devono bilanciare l’adozione di tecnologie digitali con il loro impatto sulla sostenibilità, è già diventata un’affermazione ovvia, mille volte condivisa e sentita. Digitale e Sostenibile aggettivi interconnessi e complementari per l’industria della meccanica e dell’automazione. Certo, è condivisibile ma, riuscire nell’ impresa è tutt’altra cosa e credo che siamo appena all’ inizio.
Come ci ha insegnato la pandemia, il vaccino, l’uso della mascherina e gli studi sul long covid, un conto è raccontare la cronaca, un conto è riuscire a cambiare la cultura e attuare la svolta radicale che rende la novità un “evergreen”consolidato.
Per la realizzazione della doppia transizione digitale e sostenibile, a mancare non sono le tecnologie ma i dati del loro uso,la conoscenza di come, quando e quanto è bene usarle, le serie “storiche” a cui fare riferimento e sicuramente mancano le competenze (persone) e la cultura d’impresa capace di veicolare, governare e utilizzare il cambiamento in maniera giusta e capillare. Il valore della digitalizzazione è ancora troppo confuso con il riuscire tramite l’utilizzo della macchina ad eliminare un costo fisso del produttore, non badando al fatto, ad esempio, che lo si riversa sul consumatore. Si confonde l’avere comportamenti sostenibili come azioni che devono produrre un necessario effetto positivo sia sulla società che sul conto economico.
Si sta facendo, però, un grandissimo sforzo per analizzare le tecnologie digitali in maniera omogenea, approfondita e intellegibile, per rendendere chiari gli impatti, le opportunità e i limiti. Purtroppo i dati di osservatori autorevoli ci stanno dicendo che, il sillogismo mediatico, digitale quindi sostenibile, è molto spesso un sofismo, quasi a ricordarci che per realizzare la doppia transizione c’è ancora tanto tanto da studiare… per tutti!
Sfoglia meccanica&automazione: in questa edizione presente anche Industry 4.0 Design dedicato a SPS