Meccanica & automazione n.5 giugno/luglio

by redazione 0

meccanica & automazione giugno/luglio

A ciascuno il suo

We are hiring! Questa frase (o il suo omologo italiano) indicante la ricerca di personale di qualsiasi
tipologia e livello è ormai una costante a cui ci siamo quasi assuefatti. Basta porre lo sguardo tanto
su canali digitali (social, newsletter etc) che fisici (carta stampata, bacheche, annunci) che ecco
apparire nelle più diverse e creative maniere, un messaggio basilare prioritario e trasversale:
abbiamo bisogno di persone per il sostegno e la crescita del mondo produttivo, non semplici
lavoratori ma personale specializzato, altamente specializzato e su a salire fino al top
management. Ma se, grazie ai più recenti rapporti come quello di Unioncamere pubblicato a
giugno, abbiamo abbastanza chiaro quanti e quali sono i profili richiesti, è il come averli e dove
trovarli sembrerebbe farla da cenerentola.
In passato, forse proprio il tentativo di dare una risposta unica e universale è stato uno dei motivi
del ritardo di risposta accumulato nel tempo. L’unica formula vincente nel formare ed essere
formato non esiste, in primis perché deve essere calibrata in maniera proporzionale (e continua)
rispetto al ruolo che si va a rivestire e secondariamente perché le tecnologie evolvono e con essi la
necessità di competenze specifiche.
In Italia più che in altri paesi leader in Europa non riusciamo a dare risposta in termini di numeri
per competenze. La nostra compagine industriale soffre una mancanza endemica di mano d’opera
specializzata ma più in particolare (e per fortuna direi) nell’ ultimo decennio a mancare sono le più
complesse competenze che rendono i lavoratori capaci di gestire processi produttivi in cui le
tecnologie 4.0 sono perfettamente integrate.
In tanti oggi sono al lavoro nella direzione di dare sempre migliori risposte alle carenze formative
progettando, riprogettando e ampliando le offerte del sistema di formazione terziaria tanto dal
mondo universitario che in quello degli ITS, finalmente aprendo anche ad un’utenza adulta, vista la
consapevolezza della incontestabile decrescita demografica.
Un significativo problema, di cui però mi sembra si parli poco, è che oggigiorno sono le”
competenze per formare le competenze” a mancare, almeno quanto a volte l’attenta e chiara
progettazione conseguente all’ascolto dei bisogni industriali.
Unioncamere stima che tra il 2023 e il 2027 il 34,3% del fabbisogno occupazionale riguarderà
personale con un livello di formazione terziaria (universitaria o professionalizzante) e il 48,1%
profili con un livello di formazione secondaria superiore di tipo tecnico-professionale.
Quindi livelli diversi non in competizione ma gerarchicamente ben definiti. Dare “a ciascuno il
suo” sarebbe sicuramente una maniera più efficiente per dividersi proficuamente le aree di
specializzazione formativa e con questo intendo: capire il livello di competenza del bisogno;
procedere con una customizzazione dell’offerta; comprendere e far comprendere le differenze
funzionali di offerta all’interno di un mare in cui c’è spazio per tutti; progettare soluzioni pensate
per le singole necessità senza pretendere che un neo diplomato sia pronto all’uso se non abbiamo
fatto niente ieri per partecipare alla sua formazione. Comprendere l’identità della richiesta
occupazionale, coniugando saperi competenze e trasformazione questa è la strada che si sta e si
deve continuare a percorrere.

 

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