Meccanica & Automazione #9 novembre/dicembre

by redazione 0

Après nous, le déluge!

É ragionevole pensare che il riscaldamento globale e i cambiamenti che ne conseguono, siano da imputare alla sostanziale irresponsabilità della razza umana che, anche davanti a un disastro simile ( si parla di centinaia di migliaia di morti negli ultimi venti anni)  preferisce il tornaconto immediato (denaro in primis) rispetto al futuro del pianeta. 

“Dopo di noi, il diluvio!” diceva Luigi XV. In Italia lo abbiamo tradotto in prima persona (sempre un po’ individualisti questi italiani) ma il concetto rimane: ci siamo noi e di ciò che segue, poco ci importa. 

Le piogge violente e i disastri di questo autunno (rane, allagamenti, acque alte, ecc ecc) sono solo l’ennesimo capitolo di una storia che pare scritta da tanto tempo, che ha dei protagonisti certi, ma sembra non riguardarci quando non ci colpisce in modo diretto e ineluttabile. L’intero Paese è finito sott’acqua? Non appena sarà passata la nottata riprenderemo a cementificare senza sosta, a costruire sugli argini dei fiumi, a disboscare, a bruciare petrolio senza dignità. Trovando come unica scusa il fatto che un nostro comportamento virtuoso non inciderebbe certo sulla questione globale con cui ci troviamo a confrontarci. Così, negli uffici pubblici e negli ospedali si muore di caldo e ci sono le finestre aperte anche a dicembre, per andare dal panettiere che dista trecento metri da casa usiamo l’auto, il mozzicone di sigaretta finisce per terra, e basta posare lo sguardo ai lati delle strade per trovare più immondizia che nel nostro bidone della spazzatura. Morale: ci siamo comportati (e continuiamo a comportarci) da menefreghisti e da ingordi e il risultato lo paghiamo noi e lo pagheranno le prossime generazioni. A partire dai nostri figli, senza andare tropo lontano con l’immaginazione.

In questa gara al menefreghismo siamo nella parte alta della classifica, come tutto il mondo industrializzato in generale. 

Se non bastasse, nel corso degli anni ci siamo regalati anche un altro primato: quello del Paese con il fardello più pesante da trasferire alle future generazioni in tema di sostenibilità dei conti pubblici. E non solo di quelli. Mentre in giro ci sono sessantenni in pensione da venticinque e più anni grazie alle scelte sciagurate del passato, i nostri figli saranno operativi fino ai settanta e  oltre. I nostri giovani preferiscono andarsene piuttosto che restare qui a fare da cuscinetti in una realtà che – ci pesa ammetterlo – non ha molte prospettive positive davanti a sé. Come dargli torto? 

Winston Churchill il giorno del suo insediamento come Primo Ministro disse che i sudditi di Sua Maestà avrebbero conosciuto “blood, toll, tears e sweat” (sangue, fatica, lacrime e sudore): la sua mozione fu votata all’unanimità dal parlamento britannico. Ma alla fine la II Guerra Mondiale la vinse lui con i suoi alleati.

E se oggi qualche presidente del Consiglio incaricato ripetesse quelle crude parole davanti al Parlamento della Repubblica Italiana, ammesso si trovasse qualcuno disposto pronunciarle, che accadrebbe in Parlamento? E nel Paese reale? 

Siamo il Paese delle mamme che picchiamo gli insegnanti che danno le insufficienze ai figli, della classe politica che pensa a come riempire le urne proponendo facili e banali ricette da bar con urla e insulti. Siamo il paese della Demagogia. Siamo il paese delle nostre tante piccole furberie quotidiane, comode per noi ma deleterie per chi verrà dopo. Dopo di noi il diluvio. Appunto.

di Paolo Beducci

IN QUESTO NUMERO:

STORIA DI COPERTINA WAGO
DOSSIER Barriere di sicurezza e portachiavi
INDUSTRIAL AUTOMATION Il monitoraggio dei consumi elettrici