Meccanica & Automazione n.2 marzo

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La Sensata Esperienza

di Chiara Tagliaferri

Come ampiamente noto nel mondo scientifico, Galileo Galilei ha suddiviso il suo metodo sperimentale di osservazione e comprensione di un fenomeno in 7 fasi. Partendo dall’elaborazione dei dati relativi a ciò che si vuole osservare, si formulano delle ipotesi per poi verificarle, prima ricavando il maggior numero di conseguenze e previsioni, poi passando alla raccolta dati (fasi 1-4). Se l’ipotesi formulata viene confermata la si formalizza e se ne pubblicano i risultati su rivista scientifica al fine di diffonderne i contenuti e validarli ulteriormente con altri esperti del settore.
Questo procedimento base di qualsiasi osservazione scientifica, Galileo lo chiamava “la sensata esperienza”. E pensate a quanta completezza contenga questa definizione se proviamo ad applicarla al concetto di sostenibilità ambientale, economica o sociale in ambito industriale. Questo numero è ricco di pioneristici esempi e di soluzioni trovate, per rispondere alla necessità di maggiore sostenibilità di processi, prodotti, metodi di produzione e organizzativi derivati proprio da questo metodo sperimentale. Ci vuole
tempo e rigore e, si sa il mercato non aspetta, ma solo così si evita di perseguire strade errate o univoche o essere indicati come un’azienda che fa ecologismo di facciata (il noto greenwashing).
Oggi se si vuole fare veramente innovazione occorre riuscire a rispondente in maniera incrociata alla doppia necessità di creare e consolidare il proprio vantaggio competitivo introducendo soluzioni che inneschino i cambiamenti positivi imposti dalle sfide dei Sustainable Development Goals (SDG) delle Nazioni Unite. Si richiedono alle imprese scelte radicali sulla loro catena del valore, sulla trasformazione digitale del lavoro,
sul legame con le comunità locali e sull’impronta ambientale. Si richiede un serio e corale impegno del fattore umano, della sua “sensata esperienza” e sostenibilità operativa.
In un sistema sostenibile a tutto tondo, penso all’imprenditore innovatore che non è più solo chi compie operazioni economiche per lucrarne il profitto, ma deve essere colui che si assume il rischio di porre in essere quelli che lo stesso Schumpeter ha definito atti innovativi; deve, ad esempio, saper ascoltare e attingere a fonti di conoscenza interne ed esterne, che sia la mente geniale del singolo imprenditore (esemplari i casi di Elon Musk e Steve Jobs), ma anche dei dipendenti, dei singoli clienti e, perché no, anche dei competitor. Penso alla responsabilità dei comunicatori e divulgatori che devono sentirsi fieri di quanto scrivono; penso a tutta la società che deve assumersi l’onere e l’onore di ascoltare, comprende e rispettare le indicazioni derivanti da un procedimento scientifico rigoroso, senza cercare necessariamente il losco in qualcosa che non si conosce e non si comprende a pieno semplicemente perché prima non c’era. Infine penso a quanto possa essere utile una rilettura del passato il cui valore, in termini di sostenibilità, può essere riscoperto e reinterpretato grazie al supporto delle tecnologie attuali.
“Possono determinarsi analogie tanto che anche le epoche più lontane ci aiutano a comprendere meglio il tempo in cui viviamo” (G.B. Vico).

 

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