M&A di aprile 2016, guarda il numero in anteprima
by 8 aprile 2016 13:16 0

SOMMARIO
Il semaforo
Investire in innovazione, si deve
Paolo Beducci
L’opinione
La prima partnership è con il dipendente
Alessandro Paderi
Caleidoscopio
Gli avvenimenti del mese
A cura della redazione
Tendenze
Il futuro della robotica, tra sogni e genio italiano
Sara Brunelli
C’è NAFTA nel futuro dell’automotive
Paolo Beducci
Panorama
BellaFactory per rendere la fabbrica ‘appealing’
Nicoletta Buora
Certificare la conoscenza
Paolo Beducci
La meccanica una scienza viva
Loris Cantarelli
Prepararsi per Industria 4.0, anche con pinze Smart
Marco Torre
Storia di copertina
GC1130, addio a sfaldamento e scheggiature
Marco Torre
Dossier Energia
Ne vorremo sempre di più
Paolo Beducci
19 metri di funzionalità
Paolo Beducci
Tecnologia di controllo per impianti di raddrizzamento
Riccardo Ambrosini
Reportage
Passione bruciante
Marco Torre
Intervista
Jeff Kowalski
Il presente impetuoso? È solo l’inizio..
Paolo Beducci
Focus EDM
Elettroerosione, gli investimenti non si fermano
Loris Cantarelli
Speciale Centri di lavoro
Un mercato in ripresa con qualche incertezza sul futuro
Patrizia Ricci
Flessibilità e produttività, le chiavi del successo
Patrizia Ricci
Software, soluzioni intelligenti per l’evoluzione
Patrizia Ricci
Le ultime novità sul mercato
a cura della redazione
Prisma
Notizie dalle aziende
A cura della redazione
EDITORIALE di Paolo Beducci
Investire in innovazione, si deve
I dati e le cifre parlano chiaro. Dubbi non ce ne sono e anche le Cassandre sono avvisate e smentite. La macchina utensile in Italia gode di buona salute. Indipendentemente dal fatto che si tratti di prodotti italiani o di strumenti di produzione importati.
Se poi vogliamo essere pignoli possiamo anche cercare di entrare un po’ di più nei particolari. I costruttori nazionali ad esempio hanno archiviato un ottimo 2015, come ne avrebbero voluti vedere molti altri negli ultimi anni e come sperano di continuare a vederne in quelli a venire.
Il mercato italiano dicevamo: che cresce e crescono le esportazioni che rispetto al 2014 (sono i dati ISTAT pubblicati al 18 marzo) sono cresciute del 4,1%, arrivando a sfiorare i 3,2 miliardi di euro di controvalore. Questo nonostante una sensibile ripresa dei costruttori nostrani proprio sul mercato nazionale. Mica male, vero?
La cosa interessante poi è vedere come l’ISTAT suddivide i mercati di sbocco: Stati Uniti, Germania, Cina e Francia i quattro asset principali per i nostri costruttori di macchine utensili. Crescono anche le importazioni che nel 2015 sono balzate in avanti di oltre un terzo rispetto a un anno prima. Protagonisti di questa escalation: tedeschi, giapponesi, e sud coreani.
Questi dati ben si coniugano con quelli inerenti la presentazione dell’indagine sul parco macchine utensili dell’industria italiana. Si tratta della quinta indagine e presenta dati molto significativi su ciò che è stata la crisi dei sette anni per questo Paese. Almeno per ciò che concerne il mondo della meccanica.
Oggi in Italia sono presenti oltre 300.000 macchine utensili di cui quasi un terzo nella sola Lombardia. Se si fanno i confronti con i dati della precedente indagine (2005) si scopre che in dieci anni in Italia è stata persa una macchina utensile ogni quattro. Non è poco soprattutto se si legge un po’ più profondamente il dato e si vede che a differenza di quanto accaduto nei quarant’anni precedenti, per la prima volta la Lombardia ha recuperato share rispetto al resto d’Italia. Non è a nostro avviso un buon segnale, soprattutto se lo si mette in relazione a un altro dato: l’età media del parco macchine nazionale è invecchiata di oltre due anni in dieci anni, raggiungendo quota 12,8 anni. Anche in Lombardia le cose non sono più confortanti: la media è identica al resto del Paese.
Sempre in Lombardia poi, il 27% del parco macchine istallato è ormai obsoleto avendo sulle spalle oltre 20 anni di servizio onorato. E se da una parte le macchine invecchiano, dall’altra non si investe abbastanza in innovazione. Infatti se dieci anni fa (e ci riferiamo ancora alla Lombardia) le macchine utensili in attività con meno di cinque anni di lavoro erano pari al 26% del totale, oggi siamo al 13.% La metà esatta.
Segno che negli ultimi anni, si è investito poco, riducendo altrove i costi pur di mantenere la competitività. Una tendenza che può diventare pericolosa mettendo l’industria nazionale nelle condizioni di competere non più con i primi della classe ma con i secondi se non con i terzi, facendo trascinarsi in una guerra di prezzo. Fasi cha arrivano e vanno, verrebbe da dire. E vogliamo pensare che sia davvero così.
Nel dubbio però siamo convinti che si debba trovare il modo per rinnovare tecnologicamente tutto il mondo della produzione, quello che utilizza i beni strumentali per tenere alto il nome del Paese nel mondo. Paolo Beducci