N°4 Maggio 2015

by Redazione 0

Se sei vi sembran pochi…

E con questo fanno sei.  Ci riferiamo ai trimestri di crescita della domanda di macchine utensili in Italia. Ma non solo, visto che a incoraggiare sono soprattutto gli ordini che vengono dal mercato domestico, da casa nostra per intenderci. Il momento favorevole dell’industria di settore però non deve far gridare al miracolo e neppure alla certezza che il peggio sia dietro le spalle. Restano infatti in buona parte irrisolti i problemi che hanno maggiormente penalizzato l’Italia negli ultimi anni. Pensiamo alla debolezza del mercato interno, che ancora oggi non offre numeri accettabili per ciò che concerne i consumi finali, alla difficoltà di accesso al credito, che persiste nonostante le grandi iniezioni di denaro da parte della BCE, o se preferite alla fiducia sempre scarsa dei consumatori rispetto al futuro dell’Italia: complice anche il tasso di senza lavoro stabile poco sotto il 13%.

Le macchine utensili però, stanno risalendo la china. Bene, anzi benissimo. Se si guardano gli indici in modo attento, ci si accorge che il dato è buono e soprattutto non inficiato, grazie a un sistema di rilevazione denominato con il termine ‘media mobile’ che prende in esame quattro trimestri alla volta, proprio per purificare il risultato dalla stagionalità.

Fatto 100 il valore degli ordini del 2010, oggi siamo a 119. Siamo ancora lontani dai dati pre crisi e dobbiamo essere consci che quelle cifre da capogiro, resteranno tali per lungo tempo. Anche perché in questi anni la geografia dell’industria di settore è profondamente cambiata. Aziende dal passato glorioso e dal presente purtroppo affaticato, sono finite in mani straniere. Ora ad esempio, girano voci su un altro marchio ‘pesante’ che avrebbe imboccato la strada dell’espatrio azionario verso oriente. È il bello della globalizzazione, si potrebbe dire parafrasando un celebre film del passato. Torniamo però a casa nostra e all’andamento degli ordini di macchine utensili italiane che nel primo trimestre di quest’anno, sono cresciuti del 15%, mentre sempre sulla medesima base si registra una flessione quasi impercettibile degli ordini dall’estero (- 1%). Segno di una sostanziale e omogenea competitività dei nostri, sui mercati mondiali e di una ripresa significativa fra le mura domestiche. A nostro parere il dato in crescita è più significativo di quanto si possa immaginare a un primo colpo d’occhio. Infatti la tipologia produttiva dei costruttori italiani è molto basata su macchine speciali e comunque fortemente customizzate verso le esigenze della clientela. Salvo qualche rara eccezione, si tratta di macchine di dimensioni medie e medio grandi. Segno questo che si sta risvegliando una parte di mercato che fino a non molto tempo fa sembrava dormire sonni beati. Ed è un bene, non solo per i costruttori di macchine utensili, ma per tutto il mondo della meccanica. Perché semplicemente, significa che una parte del patrimonio di conoscenze che si temeva potessero andare perse, si sta invece facendo sentire di nuovo. Segno che l’industria italiana non si è dissolta negli anni della crisi, ma ha saputo in qualche modo resistere, stringere i denti e ripresentarsi ai nastri di partenza, pronta a giocarsi ancora una volta la propria gara. Paolo Beducci