n°10 dicembre 2015

by Redazione 0

Avanti il prossimo (anno)

L’ultimo capitolo del 2015 è arrivato. Come sempre si è tentati nella vita, l’impulso è quello di tirare un po’ le somme su cosa è stato, cosa è e soprattutto cosa sarà. Lo facciamo quando inizia un nuovo anno di lavoro, quando arriva il capodanno, o comunque in corrispondenza di momenti che reputiamo di passaggio.
Il 2015 per l’industria meccanica italiana è stato un anno con tinte differenti. C’è chi ha saputo riprendere il proprio cammino, chi ha proseguito nella propria marcia di ripresa iniziata già nel 2014 e chi invece, purtroppo, continua a vivere più le tinte chiare che quelle solari.
Eppure quest’ultimi non sono necessariamente aziende meno evoluti sotto il profilo tecnologico delle altre. Ci sono anche casi in cui la vetustà tecnologica pesa e anche molto sui conti e sul futuro. Ci sono però anche realtà in cui le cose stentano a dispetto di officine tutto sommato nella media della competitività globale.
Dove sono i punti deboli, allora? In primo luogo i mercati di riferimento, non solo merceologici, ma anche geografici. Più si lavora su scala ampia e diversificata, meno sono i rischi di cadere in basso. Una area geografica che tira colmerà le posizioni perse altrove. Lo stesso si dica per i settori di applicazione.
Il secondo aspetto importante riguarda il desiderio, la voglia di fare impresa che è dentro di noi. Se non si pensa che il futuro possa essere e debba essere caratterizzato dal segno della crescita, magari anche modesta, ma comunque crescita, il futuro si allontana. Ogni azienda, ogni realtà deve pensare che il domani sia fatto di crescita. La decrescita felice, nel mondo dell’industria è difficile da realizzare. Per certi versi una utopia.

Gli Italiani hanno però, rispetto a molti altri operatori concorrenti in giro per il mondo, una forza non indifferente. Spesso hanno imparato a fare a meno delle banche. Non è un caso infatti che anche nel 2015 i prestiti alle imprese non siano decollati. Anzi siano rimasti inchiodati dov’erano. Eppure gli acquisti di macchine e attrezzature sono cresciuti. E non di poco. Proprio tre giorni fa un imprenditore del settore ci spiegava che gli ordini (nel suo caso) sono a livelli pre 2008. I dati ufficiali poi non mostrano una tendenza tanto differente. Quindi per ora si usa parecchio del fieno che fino a ieri era in cascina, per finanziare la ripresa. Ma questo basta?
Il problema a nostro avviso sta altrove: è che lungo tutta la filiera industriale si sono ridotti i margini in misura impressionante. È qui quindi che a nostro avviso la lunga catena della meccanica, deve trovare un riscatto, se non vuole trovarsi fra pochi anni di nuovo con il fiato corto. E il riscatto può venire solo da un Sistema Paese che funzioni davvero. Paolo Beducci