M&A settembre 2017

by redazione 0

EDITORIALE

La PMI torna protagonista

di Paolo Beducci

Una delle cose che facciamo più spesso (e volentieri) nel nostro lavoro è quella di visitare aziende, conoscere imprenditori e manager facendoci raccontare non solo i successi e i momenti esaltanti, ma anche i dubbi, le incertezze e – perché no? – le paure.

La vita di un imprenditore è costellata di senso di responsabilità e di amore per quello che fa ogni giorno: è la regola del gioco che si sta facendo a imporre questi sentimenti. Senza sentimenti, non si corre lontano. Al massimo si gestisce, ma non si crea. Senza sentimento non si immagina, non si sogna non si desidera.

Quindi non si cresce.

Nel nostro vivere professionale ramingo abbiamo notato che qualcosa sta cambiando in modo molto rapido. E ne abbiamo parlato più volte con gli imprenditori e i manager che abbiamo incontrato negli ultimi mesi. Sinceramente è un cambiamento che ci piace molto e sul quale torneremo nei prossimi numeri di M&A per approfondire la cosa. Ma credo valga la pena iniziare a parlarne, a porre la questione. Le facilitazioni fiscali recenti non solo hanno portato a una crescita del mercato italiano della macchina utensile: hanno e stanno portando una crescita di qualità. Qualità vera. Stanno, per dirla in parole povere, ridando voglia di futuro ai nostri imprenditori che con le macchine utensili fanno truciolo ogni santo giorno. E non si tratta necessariamente di grandi industrie, quelle che anche nei periodi meno eccitanti sotto il profilo economico investono, ma di piccole e medie imprese. Quelle che un tempo si definivano come la spina dorsale del Paese. E che negli ultimi anni avevano finito con l’avere il fiato un po’ troppo corto.

Pochi giorni fa parlando con un imprenditore della macchina utensile ci siamo visti indicare proprio le aziende con un numero di dipendenti esiguo come quelle più disponibili a investire. Spesso si tratta di aziende piccole ma estremamente specializzate, che prendono in carico quelle operazioni o quelle fasi produttive che i grandi gruppi non riuscirebbero più a svolgere in maniera economica e qualitativamente elevata.

Così le grandi multinazionali vengono da noi, nelle officine le cui insegne spesso sono acronimi dei cognomi dei soci fondatori, per farsi fare ciò che  sanno pensare, ma non sanno più realizzare in modo così preciso e conveniente. E gli specialisti al centro della loro attenzione devono essere pronti a lavorare secondo schemi tipici di una impresa moderna. Non è più immaginabile una realtà differente. E non importa che ci siano cinque o cinquanta addetti in azienda. Iperammortamento ha proprio in questo la sua ragione d’essere protagonista.

Il mercato insomma si sta specializzando ancora di più. E al di là della fortuna, i bravi, piccoli o grandi che siano, lavoro ne hanno sempre. Perché investono. Anche cifre a sei zeri e con grande coraggio. Non perché siano solo alla ricerca di un po’ (un bel po’) di risparmio fiscale, ma perché sentono che finalmente è stata data loro una possibilità di alzare la testa e crederci ancora. Non è facile e non è una passeggiata di salute in riva al mare, lo sappiamo bene e lo sappiamo tutti. Ma è il futuro che bussa alla porta. In molti quella porta l’hanno già aperta.