M&A giugno-luglio 2017

by redazione 0

EDITORIALE

L’Italia in fermento

di Paolo Beducci

Si è conclusa la prima tornata di manifestazioni fieristiche di primavera. Non ci si può certo lamentare. Anzi, si può dire che da molto tempo il fermento che ci vede partecipi non era così evidente.
Segno che la strada della ripresa è conclamata, che gli investimenti sono ripartiti e che il futuro si presenta un po’ più roseo del previsto. Spazzate le nubi, il cielo sembra azzurro. Ma…
Eh sì qualche “ma” dobbiamo purtroppo metterlo, perchè pur restando chiaro che il momento è di quelli che ciascuno di noi vorrebbe vivere in eterno, è altrettanto vero che come ogni cosa collegata all’uomo anche questa fase espansiva avrà dei momenti di ripensamento e di flessione.
No, non ci piace fare le cassandre, desideriamo solo dire che il momento è buono ed è quindi quello giusto per mettere il fieno in cascina o se preferite l’azienda al sicuro da problemi che in futuro (accade ciclicamente) arriveranno.
Chiunque lavora con le macchine utensili sa che negli  ultimi anni sono cambiate molte cose. I mercati in primo luogo si sono sparsi maggiormente, la globalizzazione ha fatto il suo dovere e oggi i clienti li considerano sotto casa quando sono nel nostro stesso continente.
Un po’ più difficile ma anche un po’ più facile se si pensa che il mercato non è più quello ristretto in cui giocavamo fino a ieri, ma è quello globale in cui possiamo andare a vendere i nostri manufatti a chiunque li apprezzi nel mondo.
All’industria manifatturiera italiana mancava forse anche un po’ di coraggio. Diciamo la verità, per troppi anni comprare una macchina utensile era diventato un problema visto come insormontabile, ma in effetti era solo una questione di sentirsela fino in fondo.
Poi sono arrivati il super e l’iper ammortamento e improvvisamente un settore che negli ultimi anni era invecchiato progressivamente ha ripreso coraggio e si è lanciato. È un bene lo diciamo subito. Per i costruttori di macchine utensili che  per una volta tanto hanno un mercato vivace sotto casa, per gli utilizzatori che da parte loro riescono per certi versi a recuperare quelle posizioni che negli ultimi anni era stato particolarmente difficile mantenere sui mercati di tutto il mondo.
Però chi ha investito in innovazione e in macchine utensili negli ultimi anni ha lavorato sempre e più che dignitosamente. Segno che non è solo fortuna quella che arride agli audaci. Con impianti più freschi e più produttivi si costruisce meglio, spendendo meno e conseguentemente con maggiore competitività sul mercato.
Se poi aggiungiamo la norma dell’iper ammortamento che per una volta non è la solita legge che permette di incrementare i consumi finali ma è basata davvero sugli investimenti dedicati all’innovazione tecnologica, il gioco è fatto.
Non che l’italietta di cui siamo a volte fieri a volte infastiditi abbia risolto tuti i suoi problemi di investimento e di competitività, anzi. C’è ancora molto da fare, c’è un’autostrada da percorrere e lo sappiamo tutti. Ma c’è anche una occasione da sfruttare e da costringere a fare sfruttare.
Chi non si adegua oggi resterà fuori. Ma questa volta per davvero. E non ci riferiamo solo a chi usa le macchine utensili o i beni di investimento in senso più largo. Ci riferiamo a una intera classe dirigente che nel bene come nel male è arrivata alla resa finale dei conti. Non si potranno più raccontare storie. Il tempo del “panem et circenses” non ha più l’appeal che ha avuto per troppo tempo. L’industria sta facendo la sua parte nel riprendersi carico di responsabilità e di ottimismi importanti per guardare al futuro. All’appello manca ancora una parte del Paese che non riesce a liberarsi del proprio provincialismo. Sperando si tratti solo di provincialismo e non di auto contemplazione e incapacità.