M&A Gennaio/febbraio 2019

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EDITORIALE

Mamma, mi si è accorciato il braccino…

di Paolo Beducci 

Quello archiviato da meno di un mese è stato un anno boom per l’industria italiana delle macchine utensili. Un exploit che segue altri exploit e che porta il mondo della macchina utensile a livelli mai raggiunti prima. Una crescita che si conferma per il quinto anni di seguito. Se i primi anni del dopo crisi potevamo essere persuasi che i dati non potessero che essere positivi visto il baratro in cui il mercato interno era finito, il 2018 è invece la consacrazione della vitalità del nostro mondo. Una produzione di quasi 7 miliardi di euro parla da sé. Sopratutto se teniamo conto che la crescita di oltre 13 punti percentuali rispetto al 2017 è stata sostenuta sia dal mercato interno sia dall’export.

Il mercato interno è però quello che rende al meglio lo stato di salute del Paese in cui viviamo. Nel 2018 tanto per esser chiari, il mercato ha dato una ulteriore scossa al sistema industriale con una crescita delle vendite di macchine utensili di oltre il 25% . Il risultato è un mercato nazionale che si attesta oltre i 5,6 miliardi di euro.

Sappiamo che a fare da traino, da apri bottiglia, sono stati super e iperammortamento, ma è altrettanto vero che il parco macchine installato era ormai così vetusto da aver bisogno solo del detonatore: iper e superammortamento, appunto.

Il 2019 però si apre secondo prospettive differenti e a nostro parere meritevoli di riflessione. Da una parte le scelte della politica che danno ancora credito alla soluzione ideata dal ministro Calenda con la legge su industria 4.0 ma dall’altra per sostenere scelte differenti si chiude il borsellino. Sparirebbe ad esempio il superammortamento e si rimodulerebbe l’iperammortamento. Verrebbe inoltre ( bene anche questo) rifinanziata la Sabatini. Cosa significa in soldoni? Oltre al clima di incertezza attorno a questa manovra durato mesi e non ancora finito, in un balletto a dir poco esasperante?

Che ci saranno meno soldi per aiutare le imprese a rendere più competitivo questo Paese.

Perché se da un lato diminuisce l’incidenza dell’iperammortamento in funzione di una serie di parametri che favoriscono le PMI rispetto alla grande industria (e questo è comprensibile) dall’altro le stesse PMI non potranno più godere del superammortamento per poter innovare e cambiare quei macchinari obsoleti senza dover necessariamente rincorrere parametri da industria 4,0 con tutti gli investimenti che ne possono derivare.

Insomma un colpo al cerchio e uno alla botte, come si dice in questi casi.
Da molti anni gli imprenditori chiedono di essere messi nelle stesse condizioni dei propri colleghi europei riguardo fiscalità e efficienza di sistema. Magari rivedendo i coefficienti di ammortamento fermi da oltre 30 anni che non possono essere considerati al passo coi tempi. Oppure aiutando in misura più forte e concreta chi investe in formazione. E qui le ipotesi da poter mettere in discussione sarebbero moltissime e il confronto infinito.  Ma la sostanza è al momento una sola: il braccio si è accorciato e il sistema paese non sta diventando più efficiente.