Assemblea UCIMU: 2017 e 2018 positivi per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione

by redazione 0

È decisamente positivo il bilancio 2017 dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che ha fatturato oltre 9 miliardi di euro e registrato incremento per tutti i principali indicatori economici.

Quarta tra i produttori, l’Italia si è confermata terza tra gli esportatori e ha inoltre consolidato il quinto posto nella classifica di consumo, a testimonianza della vivacità della domanda locale che ha beneficiato dei provvedimenti per la competitività.

Le previsioni 2018 confermano che il trend positivo proseguirà per tutto l’anno. Cresceranno produzione e export ma, esattamente come nel 2017, saranno consumo, consegne sul mercato interno e importazioni a registrare gli incrementi più decisi, tutti a doppia cifra, sostenuti dalle misure di super e iperammortamento previsti dal piano Impresa 4.0.

Questo, in sintesi, il quadro illustrato dal presidente Massimo Carboniero, questa mattina, in occasione dell’annuale assemblea dei soci UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, cui è intervenuto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.

I CONSUNTIVI 2017 

Nel 2017, la produzione, cresciuta del 9,6%, si è attestata a 6.085 milioni di euro. Il risultato è stato determinato sia dal positivo andamento delle consegne dei costruttori sul mercato interno, salite, del 17,4%, a 2.700 milioni, sia dall’export che, tornato di segno positivo, si è attestato a 3.385 milioni di euro, il 4,1% in più rispetto all’anno precedente.

Nel 2017, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Germania (343 milioni -9,1%), Cina (342 milioni, +8,2%), Stati Uniti (318 milioni, -9,8%), Francia (213 milioni -5,1%), Polonia (162 milioni, +17,8%), Spagna (134 milioni, +15,3%), Messico (122 milioni, +22,6%), Russia (89 milioni, +16,8%).

Decisamente positivo il risultato del consumo che ha registrato, per il terzo anno consecutivo, un incremento a doppia cifra, attestandosi a 4.464 milioni di euro, il 15,7% in più rispetto al 2016.

LE PREVISIONI 2018 

Il positivo andamento dell’industria italiana di settore troverà conferma anche nel 2018, come emerge dai dati di previsione elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU. In particolare, la produzione salirà, del 9,3%, a 6.650 milioni di euro. Il consumo si attesterà a 5.070 milioni di euro, il 13,6% in più rispetto al 2017, trainando sia le consegne dei costruttori sul mercato domestico, attese in crescita del 15,2% a 3.110 milioni, sia le importazioni (1.960 milioni, +11,1%).

Anche l’export proseguirà con la crescita: con un incremento del 4,6% raggiungerà il valore di 3.540 milioni di euro. L’andamento registrato dalle vendite di macchine utensili oltreconfine nei primi tre mesi dell’anno conferma il trend positivo (allegato export). Il rapporto export su produzione, ridimensionatosi dal 2014 per effetto della ripresa della domanda italiana, scenderà ancora, attestandosi a quota 53,2%.

POSITIVI GLI ORDINI DEL SECONDO TRIMESTRE 2018 

Nel secondo trimestre del 2018, l’indice degli ordini di macchine utensili è cresciuto del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per un valore assoluto di 140 (base 2010=100). Dopo l’arretramento registrato nel primo trimestre, l’indice interno è tornato di segno positivo, a +0,5% (valore assoluto 181,4), dimostrando così che lo stop di inizio anno era dovuto all’incertezza della conferma dei provvedimenti di super e iperammortamento. Positivo anche l’estero che segna una crescita del 3,6% per un valore assoluto di 128,5.

Massimo Carboniero, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE ha affermato: “chiuso un 2017 davvero positivo, il 2018 si presenta con un andamento altrettanto favorevole. Come emerge dalle previsioni e dall’ultima rilevazione dell’indice degli ordini, sia il mercato estero che quello interno stanno dando risultati soddisfacenti alle imprese italiane del settore”.

“Con particolare riferimento al mercato domestico – ha continuato Carboniero – l’ultimo indice, tornato di segno positivo dopo l’arretramento del primo trimestre, conferma la dinamicità della domanda espressa dagli utilizzatori italiani. Come avevamo ipotizzato, il calo era stato dettato principalmente dalla decisione dei clienti di anticipare gli acquisti alla fine del 2017 quando era certa l’operatività dei provvedimenti di super e iperammortamento. Dopo lo stop iniziale, gli utilizzatori italiani non si sono fatti attendere e, confermate le misure anche per tutto il 2018, hanno ripreso ad investire. È evidente che non potremo più attenderci gli incrementi registrati nel 2017 ma la crescita, seppur moderata, indica che il mercato sale ancora stabilizzandosi su livelli record”.

“Quest’ultima rilevazione è la prova della validità degli strumenti per la competitività e anche della necessità di investire in nuove tecnologie da parte dell’industria manifatturiera italiana. Nessuno investe in sistemi di produzione di ultima generazione se non ne ha esigenza e l’indagine FONDAZIONE UCIMU-Eumetra, presentata a fine giugno, ci dice che solo la metà delle imprese metalmeccaniche italiane ha fatto investimenti in nuovi macchinari nel 2017”.

“Il punto è che non tutte le aziende sono consapevoli di dover innovare i propri impianti produttivi. La piccola e media impresa ha necessità di tempo per valutare e attivare gli investimenti e ciò vale ancor di più con Industria 4.0 che porta con sé vere e proprie rivoluzioni organizzative, più difficili da immaginare e implementare”.

COMMENTI E PROPOSTE POLITICA INDUSTRIALE

Misure per la competitività

“Alle autorità del nuovo governo chiediamo di prolungare l’effettività delle misure di super e iperammortamento, magari rivedendo i coefficienti ma lasciando il tempo alle imprese di maturare le decisioni d’acquisto. Nel lungo periodo poi, il superammortamento dovrebbe divenire strutturale per accompagnare le imprese italiane – di tutte le dimensioni, ma prevalentemente le micro, che sono quelle meno strutturate in termini di 4.0 – in un processo di aggiornamento costante e cadenzato nel tempo. Se ciò non fosse possibile chiediamo che sia almeno introdotto il sistema degli ammortamenti liberi anche perché i coefficienti sono fermi al 1988 e certamente non rispecchiano più il ritmo di aggiornamento richiesto oggi dal mercato”.

Formazione

“Occorre poi accompagnare questo processo di inserimento di nuova tecnologia con un uguale impegno sulla vera risorsa delle imprese: l’uomo. Per questo chiediamo che il provvedimento dedicato alla formazione, così come definito nel programma Impresa 4.0, sia perfezionato. A nostro avviso, il credito di imposta al 40%, attualmente applicato al solo costo del lavoro del personale coinvolto nella formazione, dovrebbe essere esteso anche al costo dei corsi e dei formatori impiegati, che è poi la spesa più gravosa per le PMI. Dobbiamo incentivare le imprese ad aggiornare il proprio personale. Sul fronte dei giovani deve continuare il lavoro sugli ITS, istituti di alta formazione tecnica post diploma la cui distribuzione sul territorio deve divenire sempre più capillare”.

Lavoro

“In materia di lavoro – ha affermato Carboniero – ci paiono anacronistici i contenuti del Decreto Dignità. Abbiamo bisogno di un contesto che faciliti il più possibile l’accesso dei giovani al mondo del lavoro e permetta alle aziende di investire in nuove risorse con la giusta tranquillità. Per spingere le imprese ad assumere e a farlo a tempo indeterminato occorre intervenire sulla riduzione del cuneo fiscale e con la piena detassazione e decontribuzione per i primi anni di assunzione non certo con l’eliminazione di contratti a termine e la revisione della materia dei contenziosi che creerà nuova e aggiuntiva burocrazia per le imprese”.

Delocalizzazione versus Internazionalizzazione

“Abbiamo bisogno di un mercato libero e aperto, più di prima, di un’Unione Europea forte per un’Italia forte. Chiediamo a chi ci governa, di ragionare sulla vera natura dell’industria italiana che ha bisogno di alleanze strategiche tra paesi e di sponde per sostenere lo sviluppo non solo delle imprese ma dell’intera società”.

“In questo senso, il ragionamento sulle delocalizzazioni inserito nel Decreto Dignità, che speriamo venga corretto in sede parlamentare, appare come un pericoloso deterrente per quanti intendano sviluppare il proprio business. Le imprese italiane hanno necessità di crescere e svilupparsi per presidiare i mercati stranieri. Solo così possono restare competitive. Il decreto non distingue con la dovuta precisione delocalizzazione e internazionalizzazione”.

“Un conto è la chiusura in toto dell’attività produttiva in Italia con conseguente perdita di occupazione, per trasferimento in un paese ove le condizioni e i costi siano più vantaggiosi. Un conto, invece, è il trasferimento di una parte della produzione o addirittura l’apertura di filiali produttive di imprese italiane in altri paesi, senza toccare l’occupazione in Italia. Queste ultime operazioni devono essere incentivate, non penalizzate”.

“In secondo luogo, l’innalzamento delle regole e dei vincoli – ha concluso Carboniero – non farà altro che allontanare quanti, attori esteri, già operano nel nostro paese o hanno intenzione di farlo. Ciò significa meno opportunità di creazione di nuovi posti di lavoro e meno opportunità di business per le imprese italiane fornitrici dei player esteri stabiliti con proprio impianti produttivi”.