A.P.I.: le aziende italiane sono smart? Un sondaggio per fare il punto della situazione

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Industria 4.0, smart factory e quarta rivoluzione industriale: tre diversi termini per esprimere il concetto di completa integrazione dei processi di produzione industriale attraverso l’utilizzo di strumenti e dispositivi in grado di rendere le fabbriche intelligenti, trasformando gli ecosistemi da chiusi in piattaforme più aperte, complesse e distribuite, per garantire nuovi servizi come la diagnostica degli impianti, la manutenzione predittiva e l’ottimizzazione dei consumi, anche da remoto. Questi gli importanti argomenti trattati lo scorso 23 marzo nel corso dell’evento organizzato dall’associazione A.P.I. dal titolo: “A.P.I.: innovazione per l’Industria 4.0” presso il Samsung District a Milano.

PMI 4.0. Il dibattito ha visto la partecipazione di Luca Del Gobbo, assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation di Regione Lombardia, Antonio Bosio, product & solutions director Samsung Electronics Italia, Giovanni Anselmi, delegato A.P.I. al tema Industria 4.0 e Paolo Galassi, presidente A.P.I. Per toccare con mano cosa vuol dire per una pmi diventare 4.0 gli imprenditori associati Italo Moriggi, fondatore di Skorpion Engineering e Marco Ungari, amministratore Ungari Group, hanno presentato le loro storie aziendali. La tavola rotonda è stata moderata da Giuseppe Stigliano, docente di retail & brand communication all’Università IULM di Milano.

Hanno aperto i lavori Mario Levratto, head of marketing and external relations Samsung Electronics Italia e Stefano Valvason, direttore generale A.P.I.

Cosa ne pensano le aziende? In che misura le piccole e medie industrie stanno trasformando i loro reparti produttivi in ottica smart factory? E ancora, sono già state adottate innovative tecnologie abilitanti o aggiunte risorse – informatiche e umane – necessarie per evolvere nell’Industria 4.0? E, non meno importante, quali sono i benefici attesi in termini di aree e processi aziendali? Su questi e altri temi le imprese associate ad A.P.I. – Associazione Piccole e Medie Industrie – hanno espresso la propria opinione all’interno di un sondaggio promosso, in collaborazione con Samsung Electronics Italia, in occasione dell’evento “A.P.I. l’innovazione per l’Industria 4.0”, con l’intento di delineare uno scenario su come le pmi lombarde si stanno preparando a questo importante cambiamento: uno spaccato interessante sul grado di conoscenza e adozione delle diverse tecnologie 4.0.

C’è ancora molto da approfondire sulla concezione di Industria 4.0 da parte degli imprenditori: per il 42% di loro, infatti, rappresenta una rivoluzione che interessa tutte le aree dell’azienda, il 15% ritiene, invece, che il fenomeno implichi l’introduzione di nuove tecnologie come il Wi-Fi, la posta in mobilità e lo smart working. Per il 25% degli intervistati, infine, Industria 4.0 significa evoluzione tecnologica delle aree produttive che generano valore per il cliente, mentre il 18% dei partecipanti al sondaggio dichiara di non sapere esattamente come definirla.

Alla domanda: “Qual è il maggiore ostacolo che vedi nel fare Industria 4.0?” il 29% degli intervistati risponde che gli interventi da effettuare a livello aziendale non sono chiari, mentre per il 24% degli imprenditori il maggiore limite risiede negli investimenti. Inoltre, anche la mancanza di KPI chiari e mentalità diverse, così come di know-how e coinvolgimento del top management rappresentano un chiaro impedimento all’implementazione di tecnologie 4.0 secondo, rispettivamente, il 20% e l’11% degli intervistati.

Alla luce dei dati raccolti dall’indagine A.P.I., tre sono i mercati che, secondo le pmi lombarde, avranno la maggiore espansione all’interno della quarta rivoluzione industriale, nello specifico: il settore della healthcare, in cima alla classifica con il 31% dei voti, quello dell’automotive, secondo con un 25%, e infine quello della smart home, con un 24%.

Prossimi step: controllo digitale e automatizzato della produzione. Tuttavia, nonostante Industria 4.0 e Internet of Things siano ambiti noti per le imprese associate, i risultati del sondaggio dimostrano che la strada per l’adozione di tali tecnologie è ancora lunga: l’82% degli imprenditori dichiara, infatti, che, all’interno della propria azienda, non esiste ancora un controllo digitale e automatizzato della produzione, nemmeno in modo parziale. In aggiunta, ancora il 58% degli intervistati non utilizza macchine utensili a controllo numerico e solo il 20% afferma di avvalersi dell’aiuto di un robot nelle fasi di produzione.

Paolo Galassi, presidente di A.P.I. commenta: “I dati del sondaggio mostrano un ulteriore scenario interessante per le pmi, sempre più coinvolte in questa rivoluzione. In tal senso è importante segnalare l’entusiasmo delle nostre imprese nei confronti delle nuove tecnologie, che rappresentano il futuro dell’economia: i risultati parlano chiaro e vedono il 25% del tessuto imprenditoriale investire nel 2017 in modo importante in ottica 4.0 all’interno dei processi di produzione, contro un 56% degli intervistati che invece prevede di intervenire solo marginalmente e, infine, il 13% che non è propenso a effettuare alcun cambiamento significativo. Questi numeri dimostrano la volontà delle pmi di trasformarsi, valorizzando ancora di più le nostre eccellenze, che ci posizionano come la seconda realtà manifatturiera in Europa dopo la Germania.”